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Nei territori immensi e continuamente in espansione della letteratura la musica è sempre stata una presenza significativa, diventata quasi irrinunciabile a partire dall'età romantica. Nel Novecento l'intreccio tra scrittura letteraria e arte dei suoni si fa strettissimo, qualificandosi diversamente nella prima e nella seconda metà del secolo. Ispirata dalla sua passione per la musica, Caterina Valchera, che si è sempre occupata di letteratura, si è posta un interrogativo che è poi divenuto l'ipotesi del presente lavoro. È verosimile - e quindi verificabile attraverso l'analisi dei testi - che in alcuni autori del Novecento, anche di grande rilevanza, la scelta dell'arte letteraria sia stata, almeno agli esordi, succedanea a quella musicale? E che i fogli pentagrammati abbiano poi ispirato sentimenti ambigui e lasciato tracce di frustrazione o invidia nelle pagine di alcune loro opere? Qualcosa che assomiglia a una ''rivalsa verbale'' nei confronti dell'arte dei suoni sembra attraversare le loro opere sul piano dei contenuti, dei toni, delle scelte linguistico-espressive. Un sentimento accompagnato dal rimpianto per una passione divenuta secondaria e che ispira al letterato particolari modi - straniati e inquieti - nell'approccio ai territori della musica: sono gli accordi strani che danno il titolo al libro.